Intro

Questo è il mio diario ed è scritto sulla strada. Parla del tentativo di realizzare un sogno: fare il giro del mondo via terra, senza prendere aerei. Mollo tutto e parto, in solitaria. A contatto con la Natura, senza bucarla dall'alto. Pulito, lento e circolare. Un'avventura d'altri tempi per sentire la terra cambiare sotto i piedi giorno dopo giorno, per attraversare gli oceani a bordo di cargo mercantili, come fantasticavo da piccolo, con acqua e solo acqua ovunque intorno. Uscire, chiudere la porta ed unire il vialetto di casa mia con la via della seta, Karakorum e Himalaya, India, Cina, le risaie del Mekong, i templi buddhisti con le rovine Maya, Macchu Picchu e la Tierra del Fuego, la Panamericana...
Perchè si parte ? Forse per riempire una mappa vuota, o per perdersi o forse solo per giocare in un prato più grande. Non lo so. So solo che questa volta non mi voglio dare nessun limite.
Che bello dirlo, questa volta il limite è il mondo
Almeno ci provo


martedì 24 novembre 2009

Moschee di fango (...)

Sto dormendo in casa del primo capitato a tiro, su di un materasso buttato in una stanza spoglia, nuda di fango.
La casa ha una corte dove le donne preparano i pasti all'aperto su di un focherello di legna, tengono un bambino legato alla schiena e l'altro che e' da cambiare mentre uno sciame di teppistelli neri grida e corre piu' veloce della loro eco.
Ho lasciato Mario e il Peugeot 205 a Segoun, dopo Bamako, a casa del fratello di Ernest e ho cominciato a viaggiare solo, solo in balia dei mezzi pubblici africani.
Che vuol dire ore di sguardo pallato a fissare nel vuoto aspettando un bus che dovrebbe essere gia' qui da un paio d'ore, forse si e' rovesciato, forse ha finito la benzina, forse si e' accartocciato dentro un cammello, forse arriva inshallah.
Quando poi arriva inshallah sei seduto con cinquanta persone in uno spazio per quindici, le ginocchia che sfregano contro il sedile davanti e tredici molle nel culo.
Per finire con tredici ore di ritardo all'una di mattina all'incrocio per la citta' santa di Djenne, santamente costruita su di un'isola e raggiungibile solo con una santa piroga, la prima alle sei di mattina.
Mi accoccolo a lato di una mandria di futuri piatti del sacrificio che belano candidi ed incoscenti della prossima festa che gli stanno preparando e mi accoccolo all'aperto infinito orizzonte piatto augurando la buona notte ai pastori.
Il latte della nostra galassia lassu' stanotte e' bianco vergine come se non fosse possibile sporcarlo per l'eternita' mentre le stelle ci cadono dentro a goccia.
Plic.
Plic.
Plic.
Beeeeeee beeeeee vrooooooom beeeeeee Allaaaaah aaaakbaaar Allaaaah aaaaakbar vrooom.
Si svegliano tutti insieme, Dio, pecore e candelette di accensione e non mi resta che accodarmi e traversare le acque e godermi lo spettacolo delle prime ninfee in fiore, verdi corolle punteggiate da petali viola, a galleggiare leggere nell'acqua specchiata d'arancione d'alba.
Lunedi a Djenne e' giorno di mercato.
A Ciserano e' il mercoledi.

...continua

1 commento:

Eva Franch ha detto...

Hola corazón!!!

la verdad que no capisco niente de tus relatos en italianini!! me encanta recibir tus e-mails i ver que sigues explorando rincones, grandes y peqeños, de la vida. eso de África debe ser un plato fuerte para el final de tu viaje!!

yo ... de momento .. aquí en Tarragona .. pero por poco tiempo, recuerdas que comenzaba en un nuevo trabajo? pues ternimé hasta los mismísimos ... (bleep!!!) .. y he decidido hacer un paréntesis en mi vida laboral y saltando al corazón me dirijo a India .. nuevamente, a hacer un curso de formación!!! estaré por qllí unos meses, así que dejo mi casa, dejo todo todo todo ... todo lo que una siempre ser cree qu posee y realmente no poseemos más que nosotros mismos .. y lo que queramos llevar en la mochilla!!!:) !

te deseo mucha suerte y gozar, gzar, gozar de la vidaaaaaaaaa!!

mil besitosssssssss !!!

la eVa