Chissa' come saro' quando tornero'.
Se tornero'.
Chiudo la porta, tolgo la targhetta col mio nome, giro la chiave nella serratura due volte sotto e quattro sopra e tutta una parte della mia vita rimane sigillata dentro al buio.
Una parte felice che ha visto tanto sole, che guardava i limoni crescere sul terrazzo e che fino alla fine ancora non si era assuefatta ad avere il mare a cinque minuti.
La lascio qui, da sola, voglio viaggiare leggero, senza malinconie in tasca.
Cosa ne sara' di me proprio non lo so.
Il futuro completamente aperto e sconosciuto.
Sedici mesi fa.
Sedici mesi fa avevo la febbre, partire, non riuscivo a pensare ad altro, solo liberare questa onda dell'andare ormai tesa allo spasimo, come fosse la molla liquida di un flipper l'attimo prima di lanciare la pallina d'acciaio verso lucine, campanelli e tasselli da abbattere.
L'attimo prima di diventare un uomo di ruggine, corroso per non aver provato a realizzare sogni.
Che invece ora sono diventati realta', testimoni da polso il rosario buddista ed i braccialetti touareg.
Soddisfazione, ma tanta, assaporo sotto la lingua e lenta giu' per la gola la sensazione dell'aver portato a termine qualcosa che mi sembrava difficile, che volevo, che dovevo assolutamente fare per non sentirmi strozzare l'anima, qualunque cosa sia l'anima.
Me la godo a riccio.
Ancora non mi sembra vero.
Infatti continuo a girare a trottola.
L'inerzia e' una bestia difficile da domare e fermare la mia massa a questa velocita' non e' banale.
....continua
martedì 12 gennaio 2010
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