Intro

Questo è il mio diario ed è scritto sulla strada. Parla del tentativo di realizzare un sogno: fare il giro del mondo via terra, senza prendere aerei. Mollo tutto e parto, in solitaria. A contatto con la Natura, senza bucarla dall'alto. Pulito, lento e circolare. Un'avventura d'altri tempi per sentire la terra cambiare sotto i piedi giorno dopo giorno, per attraversare gli oceani a bordo di cargo mercantili, come fantasticavo da piccolo, con acqua e solo acqua ovunque intorno. Uscire, chiudere la porta ed unire il vialetto di casa mia con la via della seta, Karakorum e Himalaya, India, Cina, le risaie del Mekong, i templi buddhisti con le rovine Maya, Macchu Picchu e la Tierra del Fuego, la Panamericana...
Perchè si parte ? Forse per riempire una mappa vuota, o per perdersi o forse solo per giocare in un prato più grande. Non lo so. So solo che questa volta non mi voglio dare nessun limite.
Che bello dirlo, questa volta il limite è il mondo
Almeno ci provo


mercoledì 18 novembre 2009

Sahara on the road (...)

Ho attraversato il deserto del Sahara con una Peugeot 205.
Proprio come le antiche carovane di cammelli che trasportavano sale in cambio di oro.
Senza aria condizionata.
Senza autoradio.
Senza Gatorade al pinolo energizzante del Madagascar.
Le stelle mi stanno a guardare, dall'alto sussurrano qualcosa che fa brillare loro i denti, un soffio di buonanotte per un pellegrino accoccolato sotto la loro coperta di latte aspettando che arrivi il sonno, incapace di chiudere gli occhi prima di aver unito i puntini dall'1 al 145386453043594350.
Sono sveglio all'aperto sdraiato nel deserto, nel mezzo del nulla piu' pieno della mia vita.
L'insonnia della bellezza.
La pesantezza del grasso di capra.
A Tientane, Mauritania dura e pura di silice, il menu dello chef propone cous cous di miglio con tutti i pezzi smontati di una capra, cartilagini e cuore che si toccano, mangiato con le mani da un piatto comune, a gambe incrociate su di un tappeto dii fronte al pentolone che bolle sopra un fornelletto a cherosene, la signora velata che rimestola ed i suoi bambini strappati, ocra di sabbia e timidi che giocano con il mio lettore di musica.
Gli sparo Male di miele in cuffia cercando di inoculare i germi di un futuro rock mauritano.
Altri germi li ingoio tracannando zrig di latte di cammello gelato da cubetti di ghiaccio di pozzo.
Una sfida aperta al nano Cagarello.
Pero' c'e' da celebrare la fine del Sahara.
Me lo sono mangiato tutto.
Pensavo sarebbe stata una lunga serie di bus ed invece la mia corrente mi ha portato verso un' avventura alla Kerouac, on the road a cavallo del tropico del cancro.
Per caso, come sempre, come al solito ed un po' grazie alla mia faccia di tolla.
In coda all'ambasciata della Mauritania in quel di Rabat, la capitale del Marocco, aspettando con le mie fototessera fresche fresche che mi consegnassero il visto. Davanti a me due tizi parlano in spagnolo ed io mi intrufolo con la mia nuova lingua appena comprata.
Stanno viaggiando in macchina da Madrid, Miguel per schiarirsi la mente post-disoccupata e Mario per sposarsi.
Un viaggio verso un matrimonio nel Burkina Faso.
Non posso non unirmi.

...continua

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